Araba Fenice

29.12.02

Il divenire è possibile senza una variazione delle condizioni temporali o di quelle spaziali? Non è forse vero, dunque, che è il tempo la causa e l'essenza stessa del mutamento?
A ben pensarci lo spazio e soprattutto il tempo sono delle condizioni per nulla necessarie a descrivere il cambiamento. Il prima, il poi, il dove sono condizioni aggiuntive: si viene tirati per i capelli spesso al fine di introdurli anche se il nesso non è così sicuro.
"Dopo mangiato sono uscito a trovare Gino". Il fatto che sia andato da Gino non può essere legato in nessun nesso al fatto che abbia cenato, non ne è né la causa, né una precisa collocazione temporale. Se avessi detto "dopo avere preso le chiavi della macchina sono andato da Gino" o "ero da Gino dopo un lungo viaggio in macchina" le collocazioni temporali erano ancora diverse e altrettanto povere di informazioni.
Il fatto è che "essere da Gino" o essersi recati da lui sembra un fatto povero senza una collocazione spazio temporale, anche quando - come quasi sempre - non servirebbe affatto.
La "collocazione del discorso" è una di quelle che Bateson chiamava "punteggiature", come quando diceva che il Potere non esiste e che siamo noi che punteggiando con esso le nostre frasi forniamo un valore di significatività ad un concetto astratto, privo di declinazioni puntuali, ma carico di ideologia e di plus-valore emotivo.
Lo stesso vale per Spazio e Tempo, anche quando sembrano idee fin troppo innocue. Proprio in ragione di quanto siano minimali le idee si rendono facilmente pervasive e contagiose. Il Tempo e Lo Spazio sono il letto di Procuste che impoverisce e umilia il nostro pensiero e lo spirito.